Ti conosco, mascherina!
articolo a cura di Francesca Faiella
Per
anni bidella nelle scuole di Ostia, Liliana Fiorucci, anni fa, si
travestì per gioco da Befana. E da quel momento è iniziata una sorta di
abitudine-tradizione, nel segno del divertimento per i bambini e della
goliardia. I costumi cuciti dalla suocera e le maschere particolari come
quelle del gorilla e della Vispa Teresa. Uno spirito legato ad un’epoca
che ora non c’è più…
Una
professione che è diventata uno stile di vita, un modo sano di
rapportarsi con i giovani allievi con i quali è stata a contatto per
molti anni. Liliana Fiorucci, 75 anni di Ostia, ha lavorato come
bidella in diverse scuole del territorio. Ha iniziato, nel 1958, alla
scuola elementare Garrone; per alcuni anni ha prestato servizio
all'attuale scuola di polizia tributaria IV Novembre, allora adibita a
scuola elementare per le classi IV e V; è passata poi in via delle
Fiamme Gialle, proprio di fronte al IV Novembre, dove in alcuni locali
si erano attrezzate delle aule scolastiche; è poi approdata alla scuola
elementare “Stella Polare” dove ha lavorato fino alla pensione. E'
proprio lavorando a scuola che Liliana ha manifestato il suo estro ed il
suo amore per i bambini, iniziando per gioco a travestirsi da befana. “C'è stato un periodo in cui le scuole si riaprivano prima della festività della befana -afferma Liliana - ed allora, per coinvolgere i bambini, una volta decisi di mascherarmi distribuendo dolci e caramelle”.
Ma poi il travestimento non si è fermato lì?
“La
mascherata della befana ebbe un piacevole effetto così pensai di
riproporre un nuovo travestimento per il carnevale. Premetto che avevo
l'appoggio di mia suocera, brava a cucire ed a confezionare dei veri e
propri capolavori, così non fu difficile mettere in atto il progetto. Il
bello è che ogni volta che mi “trasformavo”, mi impossessavo del
personaggio che creavo. Il travestimento era coadiuvato dai gesti, le
movenze, il modo di parlare e nessuno mi ha mai riconosciuto”.
Ricordi qualche fatto piacevole e divertente di quel periodo?
“Dopo
la scuola, rimanevo in maschera e me ne andavo in giro per la città,
con la collaborazione di alcune colleghe. Una volta mi mascherai da
gorilla. Mia suocera aveva fatto un lavoro eccellente: con la lana aveva
creato il pelo dell'animale così fitto da sembrare vero. Io feci il
resto. Andai in farmacia con una collega che mi portava al guinzaglio.
Ero talmente entrata nel “personaggio” che...chiamarono la polizia. Alla
fine, anche le forze dell'ordine si misero a ridere, dicendo che non
era mai capitata una storia simile! In un'altra occasione, andai a
prendere mia sorella in aeroporto vestita da “Vispa Teresa”. Entrai
saltellando, facendo piroette, tra lo sbigottimento totale della gente e
le richieste dei giapponesi che premevano per fotografarmi. Dovetti
fermarmi solo per togliere la maschera, per motivi di sicurezza e così
feci. Quando mia sorella mi vide, capì subito che ero io e rimase
sconcertata: non era molto propensa a questi miei travestimenti. Mio
fratello invece la pensava come me. Infatti, ogni anno, anche lui
prendeva parte alla mascherata tanto che, il ristorante “Chiaraluce” che
oggi non c'è più, ci ospitava, offrendoci la cena gratis per far
ammirare i costumi ed il nostro estro”.
Il tuo rapporto con i bambini non si è fermato lì.
“Erano
sicuramente altri tempi ed io, come molte altre colleghe, ci assumevamo
responsabilità che oggi nessuno si prenderebbe. Innanzitutto
organizzavamo recite e cori e numerose attività per i bambini, ma
soprattutto si stava vicino alle loro esigenze. Ad esempio, li ho
aiutati a superare la paura delle vaccinazioni, che allora si facevano a
scuola, così come li accompagnavo al pullman o li facevo entrare a
scuola prima dell'orario stabilito, quando i genitori lavoravano e non
potevano fermarsi. Ricordo poi, con grande soddisfazione, di aver
insegnato a mangiare ad alcuni piccoli allievi disabili seguendoli con
tenacia e costanza. Ora è diverso, è cambiato l'approccio e la
disponibilità”.
Liliana
oggi è nonna e, con lo stesso spirito di una volta è accanto ai suoi
nipoti per seguirli ed educarli. Alla domanda se ancora oggi si
maschererebbe Liliana risponde di no: “Non ho più l'età per approcciarmi al travestimento così come l'ho concepito per anni”.





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