Dalla
telecamera al volontariato
articolo a cura di Francesca Faiella
Per tanti anni cameraman professionista, Fabio
De Vita, quarantenne di Ostia, ha maturato significative esperienze in
importanti concerti e programmi quali L’isola dei Famosi, Music Farm e
Bisturi. Gli aneddoti su personaggi come Totò Schillaci e Kabir Bedi.
Poi quella che definisce “la chiamata del Signore” e quindi il mettersi
al servizio degli altri sia presso la parrocchia di San Nicola di Bari
che in una scuola di surf.
Una
vita poliedrica al servizio di tante attività, sia come professionista
che come volontario. Fabio De Vita, 40 di Ostia, ha coltivato fin
da piccolo la passione per la fotografia e successivamente per le
riprese in video. Dopo aver frequentato l'Istituto di Stato per la
Cinematografia e Televisione, ha ottenuto numerosi ingaggi che lo hanno
portato a lavorare come cameraman professionista, in giro per il mondo.
Ma Fabio è anche volontario e lo fa con immensa partecipazione ed
impegno, soprattutto dopo aver avuto una conversione alla fede
cattolica, un “riavvicinamento a Dio”.
Che tipo di esperienza hai avuto come cameraman ed in che tipo di
programmi hai lavorato?
“Quella del cameraman è una professione che ti porta ad esser coinvolto
in diverse realtà: dalle riprese dei concerti ai telegiornali, dai
reality ai documentari. E' un lavoro stimolante perchè ti permette anche
di interagire con persone diverse e di trovarti in posti ed in
situazioni molto varie. Io personalmente preferisco i concerti che ho
seguito sempre con molto interesse, essendo appassionato di musica. Ho
effettuato riprese ai concerti di De Gregori, Ligabue, Battiato, Tiziano
Ferro e molti altri. Tra gli stranieri ricordo quello di Elton John. Mi
è rimasto impresso in particolare quello di Franco Battiato e l'emozione
che ho provato quando ha cantato “E ti vengo a cercare” un atto d'amore
nei confronti di Dio. A me, poi, non piace né fare foto con i vari
artisti che incontro, né tanto meno chiedere autografi. Ma promisi ad
una giovane allieva della scuola di surf, dove insegno, che gli avrei
portato un ricordo del concerto di Tiziano Ferro, essendo lei fan del
cantante. Così le portai il Pass e le realizzai un dvd dell'intero
evento”.
Che tipo di programmi preferisci da curare come cameraman?
“Preferisco i set all'aperto, a contatto con la natura, documentari ad
esempio, ma non mi capita di girarne molti. Per cui una delle location
più belle e soddisfacente è stato il reality “L'isola dei Famosi” a cui
ho partecipato per le riprese in più edizioni. Ho avuto modo anche di
lavorare allo stesso format spagnolo, unendo così l'utile al
dilettevole, in quanto mi piace la lingua e ho potuto così impararla
lavorando sul set”.
Che ricordi hai dell'esperienza dell'isola e c'è qualche aneddoto
particolare che ti è rimasto impresso?
“Ne
ricordo tantissimi, anche perchè l'Isola è un programma lungo e vivi
intere settimane a contatto con la natura selvaggia. Le regole sono
molto severe e noi cameramen non possiamo parlare con i concorrenti. Mi
capitò di incontrare Totò Schillaci, che partecipò quando aveva ormai
smesso di giocare a pallone. Mi si avvicinò chiedendomi una sigaretta.
Io non potevo rispondere, da regolamento, ma lui insisteva. Dovetti
spegnere la telecamera e gli dissi che, pur volendolo, non avrei potuto
aiutarlo. Lui cominciò allora, preso dalla voglia non soddisfatta, a
ricordarmi tutte le sue prodezze ad Italia 90, la sua carriera di
calciatore, sperando di far presa su di me. Purtroppo, come detto, non
potei aiutarlo. Un altro episodio simpatico, riguarda il Sandokan
televisivo, Kabir Bedi. Una notte ero di turno per le riprese e, con la
camera ad infrarossi, tentavo di realizzare una bellissima inquadratura
della luna che appariva tonda in cielo, con due piccoli satelliti
allineati accanto. Ero tutto preso a riprendere questo scenario
meraviglioso, con la sola luce della luna e quella verdognola della
camera ad infrarossi che si usa per le riprese notturne. Intorno a me
buio totale. Avverto, all'improvviso, una presenza accanto a me e mi
giro di scatto. Vedo, fermo come una statua, magro e smunto dalla fame,
con il viso che rifletteva il verde della camera, Kabir Bedi. Ebbi un
sussulto...sembrava un fantasma. Lui, con molta calma, si avvicinò e mi
disse “Bella ripresa, complimenti”. Mi fece prendere un colpo, tanto più
che quell'anno giravamo nella Repubblica Dominicana, forse il set più
selvaggio dell'intera serie dell'Isola. Tra le persone che mi sono
rimaste invece più impresse e con cui ho avuto un minimo di colloquio,
c'è stata Maurizia Cacciatori, la pallavolista italiana, molto simpatica
e alla mano, mentre l'unico autografo che chiesi, ma non per me, fu ad
Elena Santarelli. Anche lei fu molto disponibile ed accettò addirittura
di fare una foto con me da inviare, via MMS direttamente al piccolo fan
che in Italia me l’aveva richiesta. Tra gli altri, ho lavorato anche a
“Music Farm”, dove ho conosciuto Loredana Bertè con la quale ho
instaurato una piacevole conoscenza. E poi, per concludere il racconto
della mia esperienza come operatore, ho partecipato a “Bisturi”,
programma che non ho amato molto per i contenuti e che mi ha costretto a
dover riprendere un'operazione in sala operatoria”.
Parlami della tua conversione e dell'attività di volontariato.
“In
un momento un po' delicato della mia vita, ho sentito la “chiamata del
Signore”e mi sono così riavvicinato, ma in modo più completo, alla
religione cattolica. Ho sempre sentito la necessità di aiutare gli
altri, di interagire con le persone, di dare qualcosa a chi ha bisogno,
acquisendo anch'io stimoli nuovi da coloro con i quali mi rapporto.
Faccio volontariato alla parrocchia San Nicola di Bari di Ostia,
impegnando tutto me stesso, come fosse una missione, con la
consapevolezza che non è mai abbastanza quello che faccio. Lavoro, come
volontario, anche alla scuola “Ostia Surf” del dopolavoro Cotral, dove
insegno ai bambini il surf, mia grande passione, accompagnandoli anche
fuori per le trasferte, quando capita”.
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