mercoledì 26 settembre 2012

ARTICOLO DE "IL TALENTO"

Dalla telecamera al volontariato
articolo a cura di Francesca Faiella
Per tanti anni cameraman professionista, Fabio De Vita, quarantenne di Ostia, ha maturato significative esperienze in importanti concerti e programmi quali L’isola dei Famosi, Music Farm e Bisturi. Gli aneddoti su personaggi come Totò Schillaci e Kabir Bedi. Poi quella che definisce “la chiamata del Signore” e quindi il mettersi al servizio degli altri sia presso la parrocchia di San Nicola di Bari che in una scuola di surf. 
Una vita poliedrica al servizio di tante attività, sia come professionista che come volontario. Fabio De Vita, 40 di Ostia, ha coltivato fin da piccolo la passione per la fotografia e successivamente per le riprese in video. Dopo aver frequentato l'Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione, ha ottenuto numerosi ingaggi che lo hanno portato a lavorare come cameraman professionista, in giro per il mondo. Ma Fabio è anche volontario e lo fa con immensa partecipazione ed impegno, soprattutto dopo aver avuto una conversione alla fede cattolica, un “riavvicinamento a Dio”.
Che tipo di esperienza hai avuto come cameraman ed in che tipo di programmi hai lavorato?
“Quella del cameraman è una professione che ti porta ad esser coinvolto in diverse realtà: dalle riprese dei concerti ai telegiornali, dai reality ai documentari. E' un lavoro stimolante perchè ti permette anche di interagire con persone diverse e di trovarti in posti ed in situazioni molto varie. Io personalmente preferisco i concerti che ho seguito sempre con molto interesse, essendo appassionato di musica. Ho effettuato riprese ai concerti di De Gregori, Ligabue, Battiato, Tiziano Ferro e molti altri. Tra gli stranieri ricordo quello di Elton John. Mi è rimasto impresso in particolare quello di Franco Battiato e l'emozione che ho provato quando ha cantato “E ti vengo a cercare” un atto d'amore nei confronti di Dio. A me, poi, non piace né fare foto con i vari artisti che incontro, né tanto meno chiedere autografi. Ma promisi ad una giovane allieva della scuola di surf, dove insegno, che gli avrei portato un ricordo del concerto di Tiziano Ferro, essendo lei fan del cantante. Così le portai il Pass e le realizzai un dvd dell'intero evento”.
Che tipo di programmi preferisci da curare come cameraman?
“Preferisco i set all'aperto, a contatto con la natura, documentari ad esempio, ma non mi capita di girarne molti. Per cui una delle location più belle e soddisfacente è stato il reality “L'isola dei Famosi” a cui ho partecipato per le riprese in più edizioni. Ho avuto modo anche di lavorare allo stesso format spagnolo, unendo così l'utile al dilettevole, in quanto mi piace la lingua e ho potuto così impararla lavorando sul set”.
Che ricordi hai dell'esperienza dell'isola e c'è qualche aneddoto particolare che ti è rimasto impresso?
“Ne ricordo tantissimi, anche perchè l'Isola è un programma lungo e vivi intere settimane a contatto con la natura selvaggia. Le regole sono molto severe e noi cameramen non possiamo parlare con i concorrenti. Mi capitò di incontrare Totò Schillaci, che partecipò quando aveva ormai smesso di giocare a pallone. Mi si avvicinò chiedendomi una sigaretta. Io non potevo rispondere, da regolamento, ma lui insisteva. Dovetti spegnere la telecamera e gli dissi che, pur volendolo, non avrei potuto aiutarlo. Lui cominciò allora, preso dalla voglia non soddisfatta, a ricordarmi tutte le sue prodezze ad Italia 90, la sua carriera di calciatore, sperando di far presa su di me. Purtroppo, come detto, non potei aiutarlo. Un altro episodio simpatico, riguarda il Sandokan televisivo, Kabir Bedi. Una notte ero di turno per le riprese e, con la camera ad infrarossi, tentavo di realizzare una bellissima inquadratura della luna che appariva tonda in cielo, con due piccoli satelliti allineati accanto. Ero tutto preso a riprendere questo scenario meraviglioso, con la sola luce della luna e quella verdognola della camera ad infrarossi che si usa per le riprese notturne. Intorno a me buio totale. Avverto, all'improvviso, una presenza accanto a me e mi giro di scatto. Vedo, fermo come una statua, magro e smunto dalla fame, con il viso che rifletteva il verde della camera, Kabir Bedi. Ebbi un sussulto...sembrava un fantasma. Lui, con molta calma, si avvicinò e mi disse “Bella ripresa, complimenti”. Mi fece prendere un colpo, tanto più che quell'anno giravamo nella Repubblica Dominicana, forse il set più selvaggio dell'intera serie dell'Isola. Tra le persone che mi sono rimaste invece più impresse e con cui ho avuto un minimo di colloquio, c'è stata Maurizia Cacciatori, la pallavolista italiana, molto simpatica e alla mano, mentre l'unico autografo che chiesi, ma non per me, fu ad Elena Santarelli. Anche lei fu molto disponibile ed accettò addirittura di fare una foto con me da inviare, via MMS direttamente al piccolo fan che in Italia me l’aveva richiesta. Tra gli altri, ho lavorato anche a “Music Farm”, dove ho conosciuto Loredana Bertè con la quale ho instaurato una piacevole conoscenza. E poi, per concludere il racconto della mia esperienza come operatore, ho partecipato a “Bisturi”, programma che non ho amato molto per i contenuti e che mi ha costretto a dover riprendere un'operazione in sala operatoria”.
Parlami della tua conversione e dell'attività di volontariato.







“In un momento un po' delicato della mia vita, ho sentito la “chiamata del Signore”e mi sono così riavvicinato, ma in modo più completo, alla religione cattolica. Ho sempre sentito la necessità di aiutare gli altri, di interagire con le persone, di dare qualcosa a chi ha bisogno, acquisendo anch'io stimoli nuovi da coloro con i quali mi rapporto. Faccio volontariato alla parrocchia San Nicola di Bari di Ostia, impegnando tutto me stesso, come fosse una missione, con la consapevolezza che non è mai abbastanza quello che faccio. Lavoro, come volontario, anche alla scuola “Ostia Surf” del dopolavoro Cotral, dove insegno ai bambini il surf, mia grande passione, accompagnandoli anche fuori per le trasferte, quando capita”.

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