lunedì 12 agosto 2013

ARTICOLO DE "IL TALENTO"

Il mito di Baggio
Articolo a cura di Francesca Faiella

Benedetta Capogna è una fan sfegatata dell’ex codino nazionale. L’ammirazione per il campione nata nel corso dei mondiali del 1994. L’anno successivo l’incontro in aeroporto, dove lei ora lavora. E poi….. collezione di maglie, fotografie ed autografi, fino a due incontri a Vicenza, sotto casa del grande Roby.
Spesso si diventa fan di un personaggio famoso, dello spettacolo, della cultura, dello sport, per la sua bellezza, la sua prestanza fisica, per l'immagine esteriore. Ma altre volte capita di “innamorarsi” di un personaggio famoso per il suo carisma, la sua umanità, la bellezza interiore. C'è chi ha scovato queste intense qualità in un mito del calcio italiano celebre, oltre che per la sua professionalità e la sua magnifica tecnica di gioco, anche per la sua affabilità e la sua umiltà. Il personaggio in questione è Roberto Baggio e sua fan accanita e sfegatata è Benedetta Capogna, 34 anni, residente ad Ostia Antica ed impiegata in aeroporto.
Durante i Mondiali di calcio USA del 1994, nacque in me la curiosità e l’interesse attorno all’icona Baggio che già da qualche anno spopolava sulle pagine dei giornali ed appariva frequentemente in tv. Fino ad allora non era scattato in me l’amore per questo sport così complesso ed articolato ma vedendo le sue pennellate sul rettangolo di gioco mi innamorai della sua tecnica così sublime e della sua fantasia, incantevole, delle sue giocate e dei suoi tanti goal”.
Benedetta parla del suo idolo con molta emozione e scava nei ricordi alla ricerca di quelle sensazioni che pian piano andavano nascendo in lei alla sola vista di quello che già stava diventando il “mito Baggio”.
Nel mondiale, l’attenzione sul personaggio che aveva appena vinto il Pallone d’oro era elevatissima e non si poteva far altro che ammirare il contrasto tra la sua forza in campo e la sua fragilità fuori, quelle lacrime a bordo campo quando si infortunò in semifinale… l’emblema di tutto questo. Purtroppo quel mondiale finì lì con quelle lacrime ma la sua volontà di riscatto lo condusse ad una nuova pagina. Da quel momento iniziai a seguirlo “molto da vicino”.
Benedetta non è mai sta tifosa di calcio e non ha mai seguito alcuna squadra in particolare ma l'amore per quel personaggio l'ha portata a divenire supporter delle varie compagini nelle quali ha militato il fenomeno.
Mi aggiornavo giornalmente seguendo i tg sportivi e leggendo i vari quotidiani -prosegue Benedetta. Cominciò l’altalena delle squadre, delle maglie, delle incomprensioni con gli allenatori etc…ma in me l’affetto per quel ragazzo timido dagli occhi verdi restava immutato. Soprattutto quando ebbi occasione di vederlo dal vivo e di rivolgergli qualche domanda. La prima volta, in aeroporto appunto, nel 1995 e poi tutte le volte che con la sua squadra atterrava a Roma per le varie partite. In ogni circostanza, la stessa persona, la stessa umiltà dietro quello sguardo così limpido e pulito; la sua umanità e semplicità traspariva così chiaramente che non gli ho mai sentito dire di no ad un ammiratore...mai un rifiuto, mai una scortesia, un’educazione di una persona fuori dal comune. Tant’è vero che di tutti i nostri incontri ho dei preziosissimi ricordi fotografici”.
Durante questi 10 anni fino a fine carriera, Benedetta ha continuato a collezionare tutto quanto riusciva a reperire: giornali e riviste, video, foto. E' stata a Firenze, a Bologna, a Torino, a Genova, a Brescia pur di vederlo giocare ed è andata a trovarlo addirittura a casa sua, a Vicenza, per ben due volte “in tante occasioni mai una delusione sempre la massima disponibilità…ormai mi riconosceva e sapeva che lo rispettavo: stima per entrambi. Che fenomeno!”.
Il rispetto e l’affetto per la persona oltre che per il calciatore non muteranno mai per Benedetta ed ella stessa non si sorprende affatto di sapere che un uomo come lui sia diventato ambasciatore della FAO. “Grande Roby, un gigante!







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